Lungo le pendici dell’Etna, e in particolare nel territorio che abbraccia i comuni di Bronte, Adrano e Biancavilla, nasce un piccolo frutto dal sapore e colore noto a tutto il mondo: è il pistacchio di Bronte.
Eccellenza della provincia catanese, è difatti una varietà DOP, oltre che essere Presidio Slow Food.
Giunto a noi da tutt’altra parte, il pistacchio ha trovato tra i suoi terreni d’elezione proprio quello lavico, acquisendo qui caratteristiche che lo rendono unico al mondo.
Ogni anno si tiene la Sagra del Pistacchio di Bronte, dove poter assaggiare le più straordinarie preparazioni realizzate a partire da questo ingrediente. Si svolge nei primi giorni d’autunno, immediatamente dopo il periodo di raccolta (che va da agosto a settembre).
Ma dove poterle gustare per il resto dell’anno?
Il pistacchio era ben noto già secoli avanti Cristo presso diverse popolazioni del bacino mediterraneo (Assiri, Babilonesi, Greci) per le sue proprietà: curative, afrodisiache e addirittura usato come antidoto contro i morsi di animali velenosi. Si dice che la regina di Saba ne fosse ghiotta, vantando tra le sue ricchezze anche una piantagione di pistacchi.
Secondo Plinio il Vecchio venne introdotto nella penisola italiana e in Spagna intorno al 20-30 d.C., in seguito alle campagne militari di Lucio Vitellio. Non dappertutto, però, si riuscì ad avviare una produzione a causa del clima sfavorevole: la pianta inselvatichì e venne sfruttata più per il legname che per i frutti.
Occorre attendere l’arrivo degli arabi in Sicilia affinché l’isola si configuri come protagonista di questa produzione con la sua eccellenza tutta etnea, individuando nelle pendici del vulcano un habitat d’eccellenza per questa pianta e innestando la varietà “domestica” sulla selvatica.
Per gli arabi il pistacchio era fristach e il suo albero frastuch. Se la parola “pistacchio” deriva dal greco pistàkion, dove possiamo trovare la memoria della denominazione araba? Nel dialetto siciliano, dove pianta e frutto sono chiamati, rispettivamente, frastuca e frastucara. Nel parlato brontese antico, inoltre, la frastucata era un dolce a base di pistacchio e si indicava con frastuchino una tonalità di verde.
Perché è così prezioso il nostro pistacchio di Bronte? Come appena detto, la storia del pistacchio di Bronte inizia con gli arabi. Furono loro a rendere la produzione sistematica e individuare nelle pendici occidentali dell’Etna il terreno e l’esposizione migliore per la coltivazione.
È proprio il terreno lavico, ricco di sostanze minerali continuamente rinnovate dalle ceneri vulcaniche, a dare al frutto delle caratteristiche che lo distinguono non solo dal resto del mondo, ma anche della produzione isolana: il sapore intenso, il colore verde brillante.
Si consideri che il pistacchio di Bronte rappresenta soltanto l’1% della produzione mondiale (buona parte proviene da California, Iran e Turchia): una percentuale minuscola che lo rende super elitario.
Va anche detto che la pianta va in produzione ogni due anni, alternando raccolta a “potatura verde”, un sistema di potatura probabilmente ereditato dai coltivatori arabi; il raccolto, inoltre, data la peculiarità del terreno lavico (roccioso e scosceso), non può essere meccanizzato e avviene, a distanza di secoli, ancora a mano. Ogni pianta riesce a produrre in media 5-15 chilogrammi di frutto pronto all’uso: ogni singolo pistacchio è, quindi, preziosissimo.
Oltre alle sue proprietà nutritive e alla sua bontà se consumato “grezzo”, il pistacchio deve la sua popolarità anche alla sua estrema versatilità, che lo vede impiegato tanto in cucina quanto in pasticceria.
In commercio potrete trovarlo anche in forma di farina o granella, e il consiglio è quello di preferirlo non salato così da poterlo sfruttare in più occorrenze, anche in ricette dolci. Ideale topping per gelati, torte, così come per paste, pizze o insalate, dove una spolverata di granella di pistacchio saltata in padella o tostata sarà quel tocco croccante e saporito che lascerà piacevolmente sorpresi i vostri ospiti.
I nostri dolci: il cuore caldo al pistacchio di Bronte con gelato al cioccolato.
Molto apprezzato è il pesto di pistacchio, che potrete facilmente preparare in casa o trovare già pronto all’uso. Diffidate dalle imitazioni: il vero pesto di pistacchio di Bronte è uno solo!
Come quello che usiamo al Sale ristorante pizzeria per preparare i nostri gnocchi, dall’inconfondibile colore verde cupo.
Proviamo sempre a stupire chi viene a trovarci: sia chi conosce già la cucina locale, sia il nuovo arrivato in città, nel primo caso per stupirlo con nuovi usi e accostamenti, nel secondo per far conoscere i nostri sapori e la nostra fantasia. È per questo che, a proposito degli gnocchi, li serviamo accompagnati da gelato alla ricotta, creando un forte contrasto freddo-caldo, salato-dolce.
Puoi trovare il pistacchio impiegato anche nel nostro filetto di tonno, dove costituisce una prelibata panatura, così come nelle pizze e nei dolci della nostra pasticceria.
Siamo riusciti a farti venir voglia di pistacchio? Vieni a trovarci!
Ci trovi tra i ristoranti a Catania centro, in via Santa Filomena 10.
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